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Diario della villeggiatura

Festival Biblico, 22-23 giugno 2024, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

di Roberta Rocelli, direttrice generale Festival Biblico.

Se dovessi procedere con ordine, mi perderei. 

Preferisco orientarmi da un punto a caso in avanti, stimolando l’immaginazione di chi legge, forse acuendo il divario tra chi c’era e chi non c’era, senza farne una ragione di competizione e comparazione. 

Ciascun evento agisce in noi, la Villeggiatura non è stata da meno. 

Ci siamo allacciati gli scarponi, deponendo a favore di un passo lento, graduale, sudaticcio in specie il primo giorno, nel sabato del sole, per compiere una diagonale di +800 mt verso il rifugio Furio Bianchet, incastonato nel gruppo della Schiara, cima intensa del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. 

Il respiro si adegua alla morfologia della terra, non c’è verso, questa è l’inversione di rotta necessaria se si vuol raggiungere la montagna, anche per poco tempo. 

Va detto che l’esperienza della Villeggiatura non era rigidamente delimitata, ma ci si è concessi di ondeggiare, di sostare nel momento luminoso o nella stanchezza, e facendolo abbiamo ascoltato la pastora Lidia Maggi, il poeta Davide Brullo, l’antropologo Pietro Lacasella e il fisarmonicista Marcello Grandesso, divenire sostanza in un qualche Salmo, nel regno ramingo della poesia, in certi alberi, nell’allegoria della musica. 

Un flusso di discorso che ha aperto la strada, mentre ci siamo seduti lontano dai nostri pregiudizi, nel prato del rifugio gestito da Sonia e Enzo, ad enfatizzare il niente, partendo da quel che siamo, piombo e oro. 

La vita odierna è davvero disorientante e non basta una Villeggiatura a risolvere la questione, eppure le cime, l’ambiente spartano di un rifugio, l’incedere dei passi sulle foglie, persino la pioggia della domenica, possono riportarci all’origine liberando l’immaginazione, la facoltà trasformativa che serve mettere in atto una volta raggiunta, di nuovo, la pianura. 

Quaggiù il cielo è più opaco e pare più difficile apportare qualche variazione. Di fatto è così, come negare la consistenza. D’altronde, la divagazione di questo Festival Biblico in Villeggiatura ha ridotto lo scarto tra il desiderio di slancio e la proporzione del peso dell’ordinarietà: forse abbiamo rimescolato le carte e ciascuno ha ripreso a giocare a proprio modo, tra un canto, un lamento, un nonsoche, un giaciglio.